domenica 12 giugno 2011

Departures

"Il bello non è arrivare, il bello è viaggiare" disse qualcuno una volta.
Mi piace viaggiare. Ma non viaggiare nel senso che molti oggiogiorno intendono: non prenotare un villaggio, una camera con vista mare e tutti comfort, starsene in panciolle dalla mattina alla sera e alzarsi solo per l'aperitivo delle sette o il galà delle dieci. Rispetto tanto chi riesce a fare così, perchè a me non riesce.
Il mio ideale di vacanza è on the road, come si suol dire. Uno zaino, uno o due amici fidati, il minimo indispensabile, tanta voglia di avventura. Per me è sufficiente.

Per questo motivo oggi mi ha colpito molto un programma che andava in onda su National Geographic Channel. Si intitola Departures, nell'edizione italiana La mia nuova vita in viaggio.

E' una specie di documentario che ha come protagonisti due ragazzi canadesi, Justin e Scott, poco più che ventenni. La sigla di apertura ci dice che i due si erano conosciuti a scuola e che per lungo tempo erano stati molto amici. Dopo essersi persi di vista per alcuni anni, uno dei due (non ho capito bene chi) ha mandato una mail all'altro, lanciandogli una sfida: fare in un anno il giro del mondo.
Inutile anticiparvi che pochi giorni dopo i due erano già all'opera e che meno di un mese dopo erano già in viaggio verso un'avventura che li porterà in India, in Marocco, in Giordania, in Thailandia, in Argentina e in altri posti mozzafiato.
Ora, quello che mi ha colpito di questo programma è che sembra fatto perfettamente a misura di giovane, diversamente dai documentari che sono soliti passare alla tv. Ha un nonsoche di Bear Grylls (non so se conoscete il personaggio, in caso contrario lascio a voi l'onore di capire chi è e cosa fa!), però molto più sobrio, molto meno costruito, molto meno "guardatechefaccioenonrifateloacasa".
Justin e Scott vedono posti estremi e spettacolari certo, però un attimo dopo si catapultano anche nella mondanità di una città, vivendone la vita e immedesimandosi nei suoi abiatnti. Spesso si lasciano trascinare dalle usanze dei luoghi, sperimentano cose nuove e si lanciano nelle attività più tradizionali delle popolazioni dei paesi più impensati. Fanno pugilato in Thailandia, bevono la birra di banane in Rwanda, scoprono le meraviglie di Petra in Giordania, nuotano fra i colori della barriera corallina australiana.
Credo che più che capire e vedere i luoghi il loro obbiettivo sia quello di capire e conoscere la gente.
Il tutto ovviamente condito con immagini sublimi di posti incontaminati e di realtà sorprendenti, dove la mano dell'asfalto non è ancora giunta. E poi, sarà che le riprese sono straordinarie, sarà che le cose raccontate da un ragazzo della tua età hanno un altro sapore, ma questo programma è stato un'autentica rivelazione e una piacevole scoperta per me, che amo questo genere di esperienze.
Vi consiglio caldamente di dare un'occhiata a questa serie, specialmente se siete degli amanti dell'avventura: gli episodi della prima stagione sono facilmente reperibili anche su Youtube.
Fidatevi, il gioco vale veramente la candela!

giovedì 9 giugno 2011

Superstizioni e co.

Dopo la giornata di oggi penso che non crederò più nelle coincidenze: mi sto infatti autoconvincendo che sin dal mio "lieto" risveglio stamattina la MALASORTE mi abbia perseguitato per tutta la giornata.

ORE 11.30 La sveglia, che avrebbe dovuto darmi il sospirato buondì alle 8.30, si è casualmente scordata di suonare. Ergo io perdo tre ore preziose per studiare istologia.
Cose che capitano...
ORE 17.00 Esco per prendere un gelato, così per staccare la spina. Nel parcheggiare prendo rovinosamente un marciapiede. La ruota anteriore destra si affloscia al suolo.
Guidassi con più attenzione...e comunque succede...
ORE 17.15 Un innocente gelato colpevole solo di essere troppo buono cade "involontariamente" su pantaloni e felpa. Appena messi.
Cero che la gente è proprio sbadata...
DULCIS IN FUNDO....ORE 21.50 Entro in casa dopo una giornata di litigio con la sorte e scopro con piacere che i miei adorabili cani si sono divertiti a fare a pezzi un maglietta che avevo lasciato sparsa per la camera. Vado a letto, sventolando bandiera bianca, con il morale a terra più della ruota.

E voi, siete ancora sicuri che la sfortuna non esiste?

domenica 5 giugno 2011

Assignment 6 (o giù di lì...)

L'ultimo assignemnt, sembrerebbe. Eppure guardando i video e le descrizioni fatte mi chiedo se non sia forse il migliore e più utile fra quelli che ci sono stati presentati.
La mia "relazione" con PubMed ha radici abbastanza recenti, nel senso che di questo programma avevo già sentito parlare durante il fantomatico tirocinio in reparto del primo semestre.
Tuttavia, come succede nella maggior parte delle volte, questa parolina era rimasta per me solo un nome senza volto.
Devo però ammettere che conoscere questo mondo mi ha sorpreso.
Intanto, cos'è PubMed? E' un portale, un enorme portale a cui chiunque può avere accesso e a cui chiunque può fare appello per cercare informazioni  di natura biomedica nella rete mondiale.
A mio avviso questo sistema ha due pregi che lo rendono unico:
1) Permette di fare ricerche altamente selettive, nel senso che dà la possibilità di cercare argomenti mettendo, per così dire, dei "paletti". Voglio trovare solo articoli scritti in italiano? Seleziono sulla barra quello che mi serve e il gioco è fatto. Devo consultare notizie pubblicate nell'ultima settimana? Nulla di più facile.
Con questo sistema possiamo quindi cercare tutto quello che vogliamo e soprattutto possiamo farlo con la massima rapidità, senza dover scorrere pagine e pagine di articoli.
2) PubMed, come ho già detto, è aperto a tutti. Che tu sia un indiano, un eschimese, un italiano o un cileno puoi aver accesso ad un enorme banca dati grazie alla quale tenerti aggiornato sulle ultime sperimentazioni, le scoperte più recenti, i dibattiti più accessi del mondo della medicina.

Tuttavia, bisogna sottolineare che PubMed si sforza fino ad un certo punto. Questo sistema è solo il tramite, diciamo, attraverso il quale si trovano le informazioni. Ma trovare non significa necessariamente avere accesso. Molti articoli sono infatti accessibili solo se si possiede l'abbonamento alla rivista che lo ha pubblicato e questo riduce un po' l'orizzonte di accessibilità e condivisione di questo modo.
Fortuna che in questi casi viene in nostro aiuto il sistema Proxy (spero di averlo scritto bene), un imponente programma che ci permette di scaricare attraverso il server dell'università gli articoli che non abbiamo il diritto di scaricare perchè non abbonati. Ovviamente anche in questa eventualità la ricerca di Proxy è limitata a quelle riviste a cui l'università è abbonata a sua volta.
Francamente non mi ritengo la persona più indicata per spiegare il funzionamento di questa applicazione, perchè io per primo non ne ho proprio compreso al massimo le potenzialità. Però mi piacerebbe scavare un po' nella questione. Chissà che un giorno Proxy non possa tornarmi utile...

Insomma, penso che abbiate capito che ho molta stima di questo programma. Soprattutto perchè a mio parere porta un messaggio non indifferente: SOLIDARIETA', amici miei, solidarietà.
PubMed sembra urlarlo, sembra dirti: "Avanti, condividi con gli altri quello che sai, quello che pubblichi: quello che forse può non essere utile a te, può essere la soluzione per qualcun altro!"

sabato 4 giugno 2011

Alla deriva...

Sarà che in questi giorni è piovuto un po', sarà che l'ho risentita ieri dopo tanto tempo: comunque mi andava di postare questa canzone dei Modena City Ramblers.
 
Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Anna Liffey e alle strade del porto.
Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango,
e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.

Hai i fianchi robusti di una vecchia signora e i modi un po' rudi della gente di mare,
ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d'estate.
Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi,
ti culla leggero nelle sere d'inverno, ti riporta le voci degli amanti di ieri.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

Hai occhi di ghiaccio ed un cuore di terra, hai il passo pesante di un vecchio ubriacone,
ti chiudi a sognare nelle notti d'inverno e ti copri di rosso e fiorisci d'estate.
I tuoi esuli parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli,
si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di profughi e santi.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora
e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.
In un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo leggeri sull'aria di un Reel.